LA SFIDA QUOTIDIANA DELLA POVERTA’

Un articolo di sr Liliana Signori MFVI pubblicato sulla Rivista Raphael.

L’esperienza di non avere a disposizione tutte le cose che riteniamo necessarie ed importanti per il nostro lavoro, le nostre relazioni, la nostra vita, provoca in noi timore, insicurezza e una certa ansia.

Penso che ciascuno e ciascuna di noi conosca bene questi sentimenti!

Nel mio vivere quotidiano in Africa spesso provo l’insicurezza di non trovare quello che vorrei, di non incontrare sempre la possibilità di migliorare velocemente e con stabilità le situazioni che presentano necessità.

La sfida della povertà di chi non può contare su quanto è indispensabile, come per esempio le medicine, una alimentazione adeguata, la possibilità di studiare, esige delle risposte che, per quanto possiamo, cerchiamo di offrire con gioia e disponibilità.

Confesso di avere esperimentato la tentazione di cercare quello che, secondo me, mancava e di “accumulare” e di “trattenere”, perché…. “in caso di bisogno”…potessi contare su quanto pensavo fosse importante.

Penso che le situazioni di fragilità e di sofferenza che incontriamo giustifichino un po’ questa tentazione!

Non possiamo, però, dimenticare che l’azione missionaria della Chiesa, prima di tutto, ha cura di testimoniare l’Amore di Dio attraverso il rispetto, la valorizzazione, la vicinanza ad ogni persona.

Mi sono accorta di come non è contando su “molte cose”, su “molti mezzi,” che noi possiamo veramente e con profondità incontrare gli altri, anche diversi da noi, ma che scopriamo nella loro realtà di nostri fratelli e nostre sorelle.

Imparando dalla vita, spesso molto dura, di questa gente, guardando e amando i bambini che ogni giorno curiamo, ho appreso come uno “stile di vita sobrio” aiuta le nostre persone ad aprirsi, a comprendere, a maturare nella libertà.

Spesso le “molte cose” che “tratteniamo” per noi, le numerose scelte che la vita offre e che noi cogliamo con superficialità, non ci aiutano a costruire una vita autentica e serena; anzi ci affannano, ci appesantiscono, ci disorientano e, a volte, ci allontanano dai nostri veri desideri e dall’affetto di chi ci sta a cuore.

“Siate sobri e vigilate: il vostro nemico, il demonio, come un leone va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede” (1Pt 5,8-9). Sobrietà e vigilanza ci portano a camminare sicuri nella luce.

“Rinunciare a cercare sempre quello che non si ha”, ci “sveglia” e ci aiuta a scoprire un nuovo modo di affrontare le situazioni, ci aiuta a ritrovare tutte le possibilità offerte dalle cose che già abbiamo.

Ricordo un bambino ferito ad un piede che cercavo di curare. Lo invitavo ad immergere il piccolo arto in una bacinella di acqua, per pulirlo, e lui resisteva. Poi, senza sporcare tutta l’acqua, con una mano si è lavato il piede e, quando questo è stato pulito, lo ha immerso nell’acqua rimasta limpida.

Ho così visto cosa significa risolvere le difficoltà o affrontare le diverse situazioni della vita “apprezzando e valorizzando ogni cosa e ogni persona.”

In questi giorni ho vissuto un incontro con altri religiosi e religiose della diocesi di Mbanza Kongo. Eravamo ospiti di Padri che da molti anni lavorano in Angola.

Nel campo che circonda la casa sono cresciuti degli enormi bao-bab. Osservando questi alberi le cui dimensioni sono veramente notevoli, pensavo che Dio con noi, con l’umanità, con la creazione non era stato e non è tutt’ora “sobrio”.

Ci ha donato tutto, anche se stesso, con straordinaria sovrabbondanza, con grandezza e generosità: senza misura e senza calcolo!

Il nostro cammino, che incontra ogni giorno questo Amore donato “sino alla fine”, è chiamato ad essere libero da cose e situazioni troppo “ingombranti” e a volte inutili.

Lungo questa strada troveremo la capacità di accoglierci reciprocamente, di condividere con efficacia quello che siamo e che abbiamo facendo crescere intorno a noi una qualità di vita più giusta e buona, potremo realizzare quello che davvero è importante ed essenziale per la nostra felicità.

Termino questa breve e semplice riflessione con quanto ci suggerisce Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato sii” al n. 223: “La sobrietà, vissuta con libertà e consapevolezza, è liberante. Non è meno vita, non è bassa intensità, ma tutto il contrario. Infatti quelli che gustano di più e vivono meglio ogni momento sono coloro che smettono di beccare qua e là, cercando sempre quello che non hanno, e sperimentano ciò che significa apprezzare ogni persona e ogni cosa, imparando a familiarizzare con le realtà più semplici e ne sanno godere. Si può aver bisogno di poco e vivere molto, soprattutto quando si trova soddisfazione negli incontri fraterni, nel servizio, nel mettere a frutto i propri carismi, nella musica e nell’arte, nel contatto con la natura, nella preghiera.”

Grazie a tutti e a tutte.

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